Il consorzio Scu.Ter festeggerà due anni di vita nell’aprile del 2020. Un investimento per le undici realtà che lo compongono che sta cominciando a maturare i suoi frutti. La spinta a lavorare insieme nell’area dei servizi scolastici ed extrascolastici è venuta prima di tutto dal desiderio di alzare l’asticella: migliorare la qualità e innovare, pensando e progettando insieme.
A 18 mesi dall’inizio del nostro cammino, abbiamo voluto riflettere sul percorso comune, senza smettere di guardare avanti, e immaginando il futuro di Scu.Ter.
Lo abbiamo fatto con Franca Guglielmetti, Presidente del Consorzio e di Cadiai.
Quando è nato Scu.Ter e perché?
Franca Guglielmetti: Il Consorzio è nato nell’aprile del 2018, dal desiderio di trovare un momento di coesione tra cooperative del territorio di Bologna che lavorano nei servizi scolastici ed extrascolastici. Stiamo parlando di servizi molto fluidi, prevalentemente basati sul rapporto individuale, o al massimo in piccoli gruppi, tra educatore e ragazzo. Hanno una grande fluttuazione, sia in termini di monte ore che in termini di qualità dell’intervento. Questo si è tradotto, negli ultimi tempi, nel rischio di un notevole abbassamento della quantità e della qualità dei servizi richiesti. Ma sono servizi sensibili, importanti per la collettività e rivolti a minorenni in situazioni critiche. Abbiamo voluto sviluppare una risposta comune, per salvaguardarli.
In cosa si traduce il rischio dell’abbassamento del livello di qualità?
Sempre meno ore vengono destinate ai momenti di programmazione, elaborazione e riflessione. Restano le ore frontali. Ma è proprio dell’intervento educativo essere frutto di una riflessione costante dell’operatore. Il momento in cui si interagisce direttamente con il giovane, con la famiglia, con gli insegnanti, con i compagni, non può essere improvvisato.
Lavorare tra partner come aiuta in questa situazione?
Abbiamo deciso di mettere in comune le nostre elaborazioni tecniche, di condividere un ragionamento di riflessione e di messa a punto di modelli di intervento. Il nostro è un investimento. Abbiamo messo a disposizione pedagogisti, psicologi, educatori professionali che insieme stanno redigendo (e il loro lavoro è cominciato anche prima della nascita del consorzio) una sorta di manifesto, alcune pratiche che vorremmo condividere. Contiamo che sia un’azione determinante per tutelare la qualità dei nostri interventi.
L’innovazione è al centro dell’agire e della riflessione del Consorzio, cosa significa in pratica?
Prima di tutto esplorare tutte le potenzialità che ci possono venire dalle nuove tecnologie. Uno dei partner di Scu.ter è Anastasis, cooperativa specializzata nell’elaborazione di software, programmi di supporto a bambini e ragazzi che hanno disturbi specifici dell’apprendimento, come per esempio dislessia, disgrafia e discalculia. Lì c’è già un laboratorio di conoscenze, competenze e innovazione che si integra con le attività scolastiche ed extrascolastiche del Consorzio. Recentemente, grazie ad un finanziamento della Fondazione del Monte, stiamo sviluppando l’utilizzo di un piccolo robot, NAO, nella mediazione del rapporto con bambini che hanno sindromi di spettro autistico, traducendo nella pratica quotidiana degli operatori l’apporto che ci possono dare le nuove tecnologie.
Stiamo collaborando anche con il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara, con cui abbiamo lanciato una sorta di call rivolta agli allievi per disegnare uno spazio educativo ideale.
Ogni partner del Consorzio si impegna ad investire in innovazione e le ricadute vengono condivise, con un valore aggiunto anche per il territorio.
Quanto conta il radicamento dei partner del Consorzio?
Moltissimo, tanto da determinare il nostro nome: Scu.Ter – Scuola e Territorio. È un elemento secondo noi molto generativo della possibilità di sperimentare, perché non solo i servizi scolastici ed extrascolastici di Scu.Ter, ma tutte le attività che le cooperative svolgono su questo territorio possono essere messi in correlazione. Possiamo contare su sedi, operatori, iniziative, eventi di formazione, strutture e servizi che possono essere messi in rete. E questo è il valore aggiunto che offriamo alla committenza.
Idee per il futuro?
Da un lato sviluppare ancora la modellizzazione dei servizi in modo da poterli offrire all’ente pubblico più strutturati e con una elevata qualità intrinseca, mettendo a valore l’integrazione scuola-territorio.
Dall’altro mettere direttamente a disposizione delle famiglie, in un rapporto privatistico, le nostre competenze e ampliare la nostra offerta in questa direzione. Per esempio, stiamo già cercando una sede più grande per il nostro centro Libera Tutti, ora in via Frisi, in cui opera un’équipe di professionisti (psicologi, psicomotricisti, logopedisti) che offre a genitori e figli servizi di supporto, consulenza, sostegno e riabilitazione.
Pensando al rapporto diretto con le famiglie, quali sono i maggiori problemi che i genitori si trovano ad affrontare, oggi?
Sicuramente l’isolamento. Prima di tutto perché il nucleo familiare spesso non ha più reti parentali intorno, e quando vive un problema, fatica a condividerlo. Le risposte che si possono ottenere dall’ente pubblico alle volte non corrispondono a tutto il bisogno.
Per questo il Consorzio pensa ad un servizio, uno sportello, che possa aiutare le famiglie ad orientarsi di fonte a ciò che il servizio pubblico offre ad un ragazzino che manifesti qualche criticità, soprattutto nella fase di crescita. Ma potrebbe proporre anche direttamente servizi specialistici, perché abbiamo professionalità eccellenti nel campo di logopedia, fisioterapia, psicomotricità e altro ancora. E le famiglie apprezzano molto, oggi, queste competenze.